“Siamo tutti Di Matteo. Presunta
trattativa Stato-Mafia”
Questo è lo striscione che da diversi
giorni campeggia sulla balconata di Palazzina Einaudi, attirando
l’attenzione e la curiosità di diversi studenti. Ieri pomeriggio,
incuriositi, abbiamo cercato di capirne di più. Vedendo diversi
esponenti del Movimento delle Agende Rosse intrattenere un comizio davanti
alla Main Hall del Campus Luigi Einaudi, li abbiamo intervistati.
“A Palermo è in corso un processo
che vede sotto inchiesta Ros, mafiosi e politici che nel periodo
Falcone-Borsellino si misero d’accordo per salvare la pelle a
esponenti delle istituzioni all’epoca indagati. – ci racconta
un loro esponente – il pm incaricato Nino Di Matteo è stato
minacciato da Totò Riina nel novembre 2013 e da allora vive sotto
scorta. Negli ultimi mesi tre collaboratori di giustizia hanno
dichiarato che a Palermo ci sarebbero 200 kg di tritolo pronti a
saltare. Quello che è successo il 19 luglio 1992 si sta ripetendo
oggi. Non è ammissibile che nel 2015 la mafia riesca ancora a
prevalere sullo Stato. A distanza di 23 anni infatti, non è cambiato
nulla: coloro che in passato trattarono sull’attentato continuano a
farlo dalla loro poltrona rossa. È di fondamentale importanza
comprendere che la nostra missione non consiste solo nel far luce ciò
che è accaduto, ma dimostrare come quanto avvenuto sia alla base
della corruzione politica dei nostri giorni e le minacce nei
confronti di chi vuole andare a fondo della strage di Capaci ne sono
un esempio palese.”
Parlando di corruzione politica, può
fare qualche riferimento in particolare?
“Un esempio? L’anno scorso le
intercettazioni ambientali sono risalite ad una conversazione tra
l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l’imputato
Nicola Mancino. Le intercettazioni sono stranamente sparite. Per
quale motivo? Se il Capo di Stato non avesse avuto nulla da
nascondere, perché avrebbe ordinato di far distruggere quel
materiale? Eppure per il terremoto dell’Aquila lo stesso Napolitano
era stato intercettato in una conversazione con Bertolaso,
chiacchierata subito resa pubblica perché legittima. Perché invece
in questo caso no? Resterà un mistero.”
Come sta proseguendo il processo?
“L’altro ieri c’è stata la
sentenza Mannino. L’ex ministro, accusato di minaccia a corpo
politico dello Stato, è stato assolto «per non aver commesso il
fatto». Le motivazioni saranno pubblicate tra novanta giorni.
Questo è stato solo il primo verdetto della cosiddetta Trattativa
Stato-Mafia, perché Mannino ha scelto il rito abbreviato, ma il
processo in Corte d’Assise a Palermo andrà avanti con rito
ordinario per gli altri imputati.”
Ci racconti meglio di Agende Rosse…
“È un movimento che è nato nel 2009 ed è stato fondato da Salvatore Borsellino, fratello del giudice. Il
nome si rifà ad una agenda che Borsellino portava sempre con sé e
custodiva gelosamente, dove probabilmente annotava tutti i suoi dubbi
e le sue perplessità. Quando è morto l’agenda è sparita. L'agenda rossa conteneva appunti investigativi, dichiarazioni di collaboratori di giustizia e di personaggi delle istituzioni. Durante
tutti i processi si è sempre citata, ma non si sa che fine abbia
fatto. È diventata quindi il simbolo della lotta contro la Mafia.
Noi collaboriamo con il sito 9luglio1992,
seguito costantemente dal fratello del magistrato, che risponde
costantemente alle domande che gli vengono poste dai giovani. Nutre
grande fiducia in voi, certo che siate in grado di cambiare le cose.
Il 14 novembre scenderemo in piazza a Roma. La manifestazione
intitolata «Siamo tutti Di Matteo, rompiamo il silenzio»,
organizzata in collaborazione con l’associazione «Scorta Civica» di Palermo partirà alle 10 da Largo Corrado Ricci, sfilerà lungo i
Fori Imperiali, Piazza Venezia e si concluderà in piazza Santi
Apostoli con un sit-it. Vogliamo che dal palco uomini delle
istituzioni si facciano carico della situazione e diano una svolta.
Tra di noi ci sono molte mamme che vogliono assicurare un futuro
migliore ai propri figli. Finora siamo riusciti ad ottenere la
cittadinanza onoraria per Di Matteo, ma è solo un primo passo. Non
intendiamo fermare la nostra battaglia!”
È d’accordo se scriviamo un
articolo a riguardo? Vorremmo informare gli studenti del significato
che c’è dietro quello striscione
Chiara Listo e Raffaele Marascio